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La ditta Atzeni Antonio (ex G.C.A. Di Atzeni Gianfranco) costruisce forni a legna a combustione separata nel segno del grande artigianato Italiano, la lavorazione dei prodotti è realizzata interamente a mano.

Articolo tratto dal quotidiano l'Unione Sarda del 25 maggio 2001, autore: Andrea Fois.

Il forno a legna di monsieur Atzeni, un “gioiello” per cuocere pane, pizze, dolci e carne.

Pizze, pane, compreso il “carasau”, dolci. Un’invenzione che gli ha cambiato la vita. Oggi Gianfranco Atzeni è un imprenditore affermato. Ieri era un emigrato in Belgio. Figlio di un minatore costretto ad espatriare per lavorare, per mantenere la famiglia. Anni di duro lavoro. Poi il salto, il grande salto.
Quando l’azienda che gli garantiva un posto chiuse i battenti, Atzeni, anziché cercare un nuovo impiego, decise di brevettare il forno a legna. Modello prodotto in proprio, piano girevole, camere di cottura e combustione separate, rivestimenti in alluminio, acciaio o rame, design cilindrico a metà strada fra una lavatrice futuristica e una capsula spaziale come le disegnavano nei fumetti anni Cinquanta, il forno di monsieur Atzeni si è fatto presto conoscere fra le pizzerie e le casalinghe di tutta Italia. Lui li produce uno per volta, da buon artigiano. Li firma, li garantisce e non si fa pubblicità: «Già così non riesco a stare dietro alle commesse, figuriamoci se mi facessi la réclame». A costruirli così, i forni, c’è solo lui in Italia. E per tutelare la sua alchimia a tecnologia zero, il suo “uovo di Colombo” - il forno a legna a norma Unione europea - ha sborsato un paio di milioni, uno sopra l’altro, all’ufficio brevetti.

La storia di quest’uomo di 57 anni, nato a Sant’Andrea Frius ed emigrato ancora bambino in Belgio con la sua famiglia e il padre minatore, comincia il 23 luglio del 1958 in una fabbrica di La Louvière. «Avevo quattordici anni ed era il mio primo giorno di lavoro. Stavo a guardare un vecchio operaio che saldava, quello si girò e mi diede uno schiaffo: il mestiere lo devi rubare - mi disse - non sognarti di stare qui a osservarmi così spudoratamente. Tornai alla scuola di Arti e mestieri».
Ne è passato di tempo, da allora. Il mestiere, Atzeni, l’ha “rubato”, eccome. Con un cannello e una saldatrice, la lamiera e l’acciaio sa fare praticamente tutto. Per anni è stato a girare il mondo con la multinazionale belga “Baron Levec International”.

Ha costruito fabbriche, inceneritori, strutture antisismiche a Panama, nello Zaire o in Algeria. Ha vissuto stagioni lunghissime ovunque il lavoro chiamasse e l’azienda pretendesse: dal Medio Oriente all’Africa nera, senza mancare un salto in Asia.
Ha una passione per il lavoro manuale. Mentre rievoca la sua vita raccoglie un chiodo, lo spezza con una tenaglia e tende l’orecchio: «Sente il rumore? Quando fa tac, significa che è metallo di qualità».

A metà degli anni Ottanta, durante una stagione di ferie nell’Isola, il richiamo della terra l’ha conquistato. E ha tirato su casa nella natìa Sant’Andrea Frius insieme alla moglie abruzzese. Qualche anno dietro ad alcune aziende, commesse per il polo industriale di Sarroch o per quello di Villacidro, finché il suo datore di lavoro, nel 1995, fallì. «A cinquant’anni, io che per una vita avevo guidato squadre di uomini, diretto lavori in mezzo mondo, tirato su giganti di ferro e cemento, non avevo un impiego. Sei troppo vecchio, mi dicevano. Allora ho aperto un’azienda artigiana, la G.C.A.». Dando vita a un’idea che da tempo gli ronzava nel cervello, provata e riprovata nel laboratorio di casa. Un forno cilindrico in metallo ma col piano cottura in ceramica, a legna, con la fornacella di combustione separata dalla camera di cottura. «Ci si può cuocere il pane carasau tradizionale a norma Ue», scherza Atzeni con il suo accento da straniero. Sfoglia un registro e mostra le commesse eseguite e quelle da sbrigare: Milano, Foggia, Reggio Calabria, Abruzzo, persino Belgio. E, ovviamente, tutta la Sardegna. Forni casalinghi e professionali da due milioni e trecento mila a tre milioni e mezzo. Una settimana di lavoro per ognuno nella sua officina per trasformare pezzo a pezzo sbarre di ferro e rotoli d’acciaio nella sua creatura.

La tradizione del forno a legna SAF è stata tramandata al figlio, dott. Atzeni Antonio Salvatore, che gestisce ora l'azienda e si occupa personalmente della costruzione dei forni SAF.


Atzeni Gianfranco


Dott.  Atzeni Antonio Salvatore

Istagram: _atzeni_antonio_
Ditta Atzeni Antonio   p.iva  03225340920
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